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lunedì 19 ottobre 2009

Un diamante per il futuro dell'energia rinnovabile.


In occasione dell’inaugurazione dell’impianto fotovoltaico sperimentale, che avverrà sabato 17 a Pratolino (FI), il Responsabile della Ricerca di Enel, Sauro Pasini, delinea lo scenario sulle future applicazioni di un gioiello della tecnologia, che potrebbe rivoluzionare le abitudini di consumo.

Alle porte di Firenze a Pratolino, nel cinquecentesco giardino di Villa Medicea verrà inaugurato sabato l’originale struttura energetica chiamata Diamante a cui la ricerca Enel lavora da più di tre anni.
Alto 12 metri, con 38 pannelli solari monocristallini e 42 facce in vetro temprato, Diamante è un sistema integrato di produzione fotovoltaica, con all’interno un sofisticato sistema di accumulo energetico via idrogeno, tramite cella a combustibile e tre serbatoi sferici a idruri metallici, capaci di immagazzinare durante il giorno l’elettricità prodotta dai pannelli fotovoltaici e di rilasciarla durante la notte.

“Diamante, in molti sensi, non è solo un esercizio tecnologico o di design - spiega Sauro Pasini, Responsabile della Ricerca -, ma è una sorta di pre-prototipo industriale. Il sistema, infatti, è tarato su un piccolo condominio, una casa da due o tre famiglie e l’idea è stata quella di svilupparlo come piccola centrale di generazione permanente di energia rinnovabile”. Di Diamante è importante la logica interna, quel sistema di inverter che consente di immagazzinare l’energia solare in eccesso e di renderla disponibile durante la notte.

“Essendo un prototipo che deve guardare al futuro, abbiamo utilizzato lo stoccaggio con idrogeno e celle a combustibile, tecnologie ancora molto costose, ma stanno comparendo sul mercato promettenti ed economiche batterie agli ioni di litio”. Questo significa che Enel potrà proporre in futuro sistemi fotovoltaici integrati ad accumulo di energia, in grado di servire utenze reali, 24 ore su 24″.
L’obiettivo, dunque, non è solo quello di proporre un oggetto architettonico in grado di inserirsi in ambienti di pregio ambientale o architettonico.

Ma il vero scopo è quello di rodare un sistema fotovoltaico che domani potrebbe, ad esempio, stare su un garage, generare quei 6-8 kilowatt di energia sufficienti a un paio di famiglie, immagazzinarli (per ipotesi) nelle batterie di un’auto ibrida plug-in e così ricaricare sia l’automobile che fornire alle famiglie un’alimentazione elettrica autonoma e permanente. “L’essenza di Diamante, come progetto di ricerca pre-produttiva va visto in connessione anche alla domotica - continua Pasini - una volta che disporremo di batterie per l’accumulo, oltre ai pannelli fotovoltaici, potremo connetterli alla rete domestica di alimentazione intelligente e ad elettrodomestici ottimizzati. E anche su questo stiamo attivamente lavorando”.

Per ora Diamante “è un oggetto che essendo un prototipo così avveniristico è costato molto - ammette Pasini - solo per far tagliare triangolarmente i pannelli fotovoltaici e sviluppare il sistema a idrogeno di estrema sofisticazione, che ha bisogno di un suo bilanciamento termico per accumulare ed erogare energia. Ma con le prossime batterie sarà tutto diverso, diverrà una vera e propria proposta di investimento per famiglie, condomini e anche piccole imprese”.

Con un vantaggio: “La generazione distribuita rinnovabile, su migliaia di punti ad accumulo renderà più facile la gestione dell’intera rete elettrica, che così, tramite contatori intelligenti e storage locale potrà bilanciarsi meglio, evitando quei problemi tipici del massiccio uso di rinnovabili su una infrastruttura progettata, da oltre un secolo, sulla produzione costante da grandi centrali elettriche”.

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