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martedì 3 novembre 2009
Per gli Italiani il mattone rimane l'investimento preferito
In occasione della Giornata Mondiale del Risparmio, da nove anni Acri, l'Associazione delle Casse di risparmio Spa e delle Fondazioni di origine bancaria, presenta un'indagine sugli Italiani e il risparmio, realizzata in collaborazione con Ipsos. I principali risultati sono suddivisi in due macroaree: una prima, comune alle nove rilevazioni (dal 2001al 2009), che consente di delineare quali siano oggi l'atteggiamento e la propensione degli Italiani verso il risparmio, evidenziando i cambiamenti rispetto al passato; una seconda focalizzata sul tema specifico della Giornata, che è dedicata quest'anno a “Risparmio ed economia reale: la fiducia riparte dai territori”.
Dall'indagine Acri – Ipsos emerge che il cittadino italiano dimostra una buona capacità di adattamento, riorganizza la propria vita in conseguenza della crisi, relativizza le proprie aspettative. Egli modifica e, ove necessario, ridimensiona i propri consumi, risparmia o tenta di farlo anche quando è in difficoltà, pensa che gli sforzi per uscire dalla crisi debbono
essere fatti con coesione locale e buon coordinamento a livello internazionale, quindi incrementa la sua fiducia nell'Unione Europea. Guarda al futuro con un ottimismo nuovo, che “non è euforico”. La preoccupazione per la gravità della crisi infatti è forte (il 78% degli Italiani ritiene che sia grave) e per la sua durata (il 57% prevede che ci vorranno più di 3 anni per uscirne del tutto). Quasi due terzi degli Italiani (il 62% contro il 65% del 2008) nell'ultimo anno hanno inoltre continuato a sperimentare dei disagi, ma più della metà della popolazione si dichiara soddisfatta della propria situazione economica (il 54% contro il 51% del 2008), il dato più alto dal 2002.
Riguardo all'investimento del proprio risparmio, la preferenza per la liquidità rimane ancora il tratto che caratterizza gli Italiani. Il 62% (era il 60% nel 2008) tiene o terrebbe i risparmi liquidi, mentre solo il 33% (era il 35%) li investe o li investirebbe: tra questi calano sensibilmente coloro che hanno la tendenza a investire buona parte dei loro risparmi (dal 12% del 2008 al 9%).
Riguardo all'investimento del proprio risparmio, la preferenza per la liquidità rimane ancora il tratto che caratterizza gli Italiani. Il 62% (era il 60% nel 2008) tiene o terrebbe i risparmi liquidi, mentre solo il 33% (era il 35%) li investe o li investirebbe: tra questi calano sensibilmente coloro che hanno la tendenza a investire buona parte dei loro risparmi (dal 12% del 2008 al 9%).
Tra le possibili forme di investimento, i più considerano ancora “il mattone” (54%) l'investimento ideale; aumentano i propensi all'investimento a rischio, che raddoppiano, passando dal 3% nel 2008 all'attuale 6%.
In merito alla percezione delle regole e dei controlli per la tutela del risparmio, il numero dei fiduciosi torna a contrarsi: nel 2008 il 44% riteneva regole e controlli efficaci, ora il dato è del 39%. Gli Italiani sembrano sperare in una legislazione più severa, con l'idea che questa consentirebbe rendimenti più certi (39% sul totale, 48% sugli investitori).
La crisi ha indotto molti Italiani a ridefinire il livello e lo spettro dei propri consumi: coloro che hanno sperimentato difficoltà li hanno drasticamente ridotti, ma anche quelli che non hanno visto peggiorare il proprio tenore di vita dichiarano di aver calmierato i propri.
La crisi sembra aver indotto ad investire di più sul futuro (55%) piuttosto che concentrarsi sull’immediato “carpe diem” (40%).
In merito alla percezione delle regole e dei controlli per la tutela del risparmio, il numero dei fiduciosi torna a contrarsi: nel 2008 il 44% riteneva regole e controlli efficaci, ora il dato è del 39%. Gli Italiani sembrano sperare in una legislazione più severa, con l'idea che questa consentirebbe rendimenti più certi (39% sul totale, 48% sugli investitori).
La crisi ha indotto molti Italiani a ridefinire il livello e lo spettro dei propri consumi: coloro che hanno sperimentato difficoltà li hanno drasticamente ridotti, ma anche quelli che non hanno visto peggiorare il proprio tenore di vita dichiarano di aver calmierato i propri.
La crisi sembra aver indotto ad investire di più sul futuro (55%) piuttosto che concentrarsi sull’immediato “carpe diem” (40%).
fonte: newpages
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